Tuesday, March 17, 2009

IL lavoro più bello del mondo


La scorsa settimana ho letto su Io Donna un articolo sulla celebre libreria newyorkese The Strand.
Aperta nel 1927 da Ben Bass ed oggi guidata dalla figlia Ruth Bass Wyden e dal figlio Fred, THE STRAND continua ad essere uno degli indirizzi più prestigiosi ed amati dai lettori di NY. Vi si possono acquistare libri nuovi, usati ed antiche introvabili edizioni originali.
Ma c'è di più, come per qualsiasi attività che funzioni, il marchio è divenuto vendibile come un prodotto.
La linea di shopping bag della libreria ha avuto un incredibile successo, così come la collezione di T-Shirts e di tazze da caffè.
Ma il servizio che più mi ha colpito è il Books by The Foot.
Una sorta di libreria a metraggio. Hai bisogno di 3 metri di libreria di bestseller contemporanei? Ci pensa The Strand e costa solo 125 dollari per 30 centimetri (non per metro...IO D). Il prezzo cambia a seconda della tipologia, ma si organizzano librerie di tutti i tipi: si va dai libri antichi alle riedizioni, dalle biografie ai libri tematici, dai libri di pelle ai tascabili contemporanei. Anche se avete bisogno di 4 metri di libri dal dorso rosa fucsia, ci pensa The Strand. Ed infatti la libreria per "Il diavolo veste Prada" l'hanno fatta loro. Ma anche quella per i Sopranos e mille altre.
Tra le altre celebrità che hanno usufruito del geniale servizio c'è anche Spielberg, che per la sua villa negli Hamptons ha chiesto a Nancy Bass di costruire una grande biblioteca con volumi di cinema, arte e cucina. Nei volumi di cinema sono finiti anche libri sul padrone di casa...ma trattandosi di Spielberg era inevitabile. Tra gli altri clienti illustri anche Bono, Richard Gere, Tom Cruise.
Allora io e la mia amica B abbiamo pensato che non può esserci un lavoro più bello di questo, ci siamo emozionate tutte all'idea di poter divenire "consulenti di libreria". SI certo noi non possediamo mica una libreria, però potremmo andare in giro a comprare i libri per chi non ha il tempo o il gusto o la voglia. Si si sarebbe fantastico, possiamo farlo...!
Poi B è architetto, potrebbe anche disegnare e progettare le librerie.
Poi però un dubbio ci attanaglia. Ma in Italia chi si farebbe comporre la libreria?
Quali fiction si occupano di costruire una libreria credibile? E poi esiste lo Spielberg italiano? E Richard Gere o Tom Cruise?
Mi sa che non se ne fa nulla...

Wednesday, March 11, 2009

New York Times


NEW YORK - Il New York Times ha venduto per 225 milioni di dollari 21 piani del grattacielo di Renzo Piano dove la testata si era trasferita neanche due anni fa. L'intesa raggiunta con la W.P. Carey Corp., una societa' finanziaria, prevede che il quotidiano continuera' ad occupare i 21 piani del palazzo, pagando un affitto di 24 milioni di dollari all'anno con la prospettiva di poter riacquistarli di qui a 10 anni per 250 milioni di dollari. La vendita del palazzo rientra in una serie di iniziative che il Times si e' accollato per far fronte ad un debito da quasi un miliardo di dollari e ad una crisi di liquidita' legata al calo degli introiti pubblicitari. (Ansa)

Da questa notizia inizieremo un viaggio alla scoperta dei problemi che sta attraversando oggi la carta stampata cercando di capire cosa ci aspettiamo dal giornalismo del futuro, cosa ci mancherà e a cosa possiamo rinunciare!

Tuesday, March 3, 2009

ZORO

Ecco il nuovo video di Zoro. Come sempre imperdibile. ac



Monday, March 2, 2009

No Comment


David Randall, editor del settimanale Independent on Sunday, scrive un articolo su Internazionale di questa settimana molto interessante.
Credo che abbia compreso perfettamente quale sia la strada da percorrere per un giornalismo on-line ben fatto, in cui i suggerimenti dei lettori riescano ad integrarsi e a risultare utili al lavoro del giornalista, fornendo contenuti e informazione e non COMMENTI. Mi sembra la soluzione migliore per uscire da un corto circuito che ha reso molti blog illeggibili.

Friday, February 27, 2009

Thursday, February 26, 2009

Post 03 | Comment Pierre me fait réfléchir à mon de histoire de gout


Pierre Bergé déclarait à propos de sa collection d'art construite avec Yves Saint Laurent: Nous n'avions aucun gouts, nous nous méfiions du bon gout et ne respections que nos dégouts. Nous avions des dégouts très affirmés ( cf LIBERATION) .

L'homme en question, contemple en ce moment-meme, la dispersion de cette collection à coup de marteau, pour des enchères dépassant les estimations de départ, alors respecter ses dégouts l'aura au moins amené à avoir le gout qui rapporte. Mais le propos me fascine . Tout comme la notion de "Beau" et de l'intéret d'avoir du style .

Même si aujourd'hui l'expression est désuette, je me demande toujours ce qu'exprime ce "Bon gout" ? Je trouve le mauvais gout tendrement révélateur si ce n'est que là aussi, mauvais en quoi, mauvais par rapport à qui ? La formule de Pierre Bergé est très séduisante, car elle se positionne plus sur l'existence ou absence de gouts et au jeu des j'aime pas, je suis très, très forte.

En matière de collection d'art, l'on parle aussi de formation au gout. Impliquant une démarche résolument intellectuelle, de recherche, de conceptualisation. Des dégouts instinctifs et des gouts très rèfléchis, avec les élans du coeur, quand même. Des gouts qui nous construisent.

Je ne ferai pas le tour de la question en un billet car j'aime autant laisser la question ouverte. Mais à force de faire le tour des maga-magazines à être écoeurée par le principe de tendance , j'ai choisi une piste me concernant, qui n'est pas immuable non plus.

Bon ou mauvais, je choisis surtout le gout très sur , le gout conviction, celui qui me fera porter du gris tout l'hiver ou avoir des trous dans mes semelles de chaussures et tant pis voire tant mieux si ces chaussures ressemblent dixit une certaine personne à des chaussures de chevaliers... ou encore celui qui me fait acrocher des lettres partout dans mon appart ou photographier obsessionnellement les nuages. Il se résume parfois au gout du moment parce que j'ai le droit de changer d'avis . Et c'est le gout que j'assume.